Dunque, dove eravamo arrivati? A sì, alla partenza da Petrignano per la Corsica.
Come dicevo, la mattina del sedici dopo aver salutato gli ultimi amici, partiamo in direzione Livorno per imbarcarci per la Corsica.
Fortunatamente ha smesso di piovere ma il tempo è ancora minaccioso così per sicurezza ci mettiamo in viaggio con la tuta antipioggia.
Da Petrignano andiamo a Perugia, dove proseguiamo per il Raccordo Autostradale Perugia–Bettolle–Siena. Arrivati a Siena, continuiamo sulla superstrada Siena–Firenze fino all’uscita di Poggibonsi Nord.
Imbocchiamo la SS429 e proseguiamo fino a Ponte a Elsa.
Rifornimento, caffè e visto che il tempo si è messo al meglio, leviamo la tuta antipioggia prima di lessarci.
Ripartiamo. Imbocchiamo la Superstrada FI-PI-LI a Empoli Ovest. Continuiamo per una cinquantina di km e arriviamo a Livorno.
Uno arriva in una città, dove tutto e basato sul traffico marino, normalmente si aspetta un po’ di segnaletica che ti porti senza problemi all’imbarco.
Porto Mediceo, Varco Valessini, Varco Galvani, Darsena Toscana Ovest, Darsena Toscana Est, Darsena Petroli ma indicazioni chiare per i traghetti d’imbarco dove sono?
In un passaggio veloce di alcuni anni fa per Livorno mi ricordo che prima di arrivare in centro ho visto delle indicazioni per l’imbarco, così mi dirigo verso il centro. Mentre passiamo la zona industriale, cominciamo a vedere le segnaletiche per gli imbarchi.
Da qua in poi non ci sono problemi ma possibile che dall’unica superstrada che arriva a Livorno nessuno abbia pensato di mettere un’indicazione “Imbarco Passeggeri” sulla superstrada per poter uscire all’uscita giusta. Mi viene voglia di dire che siamo in Italia ma devo dire che l’anno scorso quando ci siamo imbarcati per la Croazia ad Ancona, le indicazioni per gli imbarchi le abbiamo trovate molti km prima di arrivare in città.
Comunque siamo arrivati all’imbarcadero mentre la “Sardinia Regina” stava attraccando per scaricare quelli che lasciavano la Corsica e caricare quelli fortunati come noi che andavano in Corsica.
Verso le quattordici ci imbarchiamo, ci accomodiamo in un comodo divano sul ponte 3 e “facciamo rotta” verso l’isola corsa.
Sbarcati a Bastia, prendiamo il lungomare in direzione sud. Facciamo una decina di km e arriviamo al Camping San Damiano a Lido de la Marana.
Fatto il cheek-in, ci sistemiamo nel bungalow e dopo aver fatto quattro passi sulla spiaggia, improvvisato una cena tra di noi, tutti a nanna.
Il 17 agosto ci svegliamo verso le sette e trenta, colazione con una buonissima brioche ma non possiamo dire altrettanto del cappuccino, poi verso le nove si parte per fare “il dito”.
Puntiamo su Bastia.
Una volta passata la città, continuiamo sulla D80 in direzione del Cap Corse o come viene chiamato dai “turisti fai da te” come noi, il “dito”.
Questo promontorio scende a picco sul mare. La strada, che corre per lo più sulla costa, è tra le più panoramiche dell’isola. Sul lato est scorre quasi al livello del mare, mentre sul versante opposto sale un po’ in quota.
È sicuramente uno dei percorsi panoramici più amato dai motociclisti.
Dopo una decina di km arriviamo a Erbalunga. È la prima marina che incontriamo sul “dito”.
Incantevole villaggio di pescatori che si protende verso il mare con un piccolo porticciolo sovrastato da una delle tante torri genovesi che ci accompagneranno in tutto il tour corso.
Percorriamo altri trenta km di questa meravigliosa strada, dove ogni curva troviamo qualche sorpresa come la Marine de Pietracorbara e la Plage de Santa-Severa.
Arrivati a Port de Macinaggio, abbandoniamo la costa e cominciamo a salire verso il Col de la Serra.
Fatti cinque km ci fermiamo su un bellissimo belvedere, dove guardando giù allo sbocco della larga valle sul mare, fa capolino l’Ile de la Giraglia.
Da quassù riusciamo a vedere sulla piccola isola il faro con in fianco i resti di un’altra torre genovese a testimonianza della posizione strategica e dall’importanza della Repubblica Marinara di Genova.
Unico neo fastidioso di questa sosta è il “Mistral” che soffiando costante ci “invita” ad andare via.
Ripartiamo. Passiamo il Col Saint-Nicolas. Scolliniamo sotto lo sguardo vigile di altre due torri genovesi il Col de la Serra e cominciamo a scendere verso la costa occidentale del “dito”.
La strada continua a scendere lentamente con un’infinità di curve. Dietro ognuna la vista si apre su panorami unici sulla costa.
Facciamo una sosta caffè a Pecorile e prima di ripartire tutti a fare pin-pin. Anche perché l’indicazione per il “cacatoghjù” non dava nessun dubbio su dove andare.
Ripartiamo.
Passato Pino, Minerviu, dall’alto vediamo Marine de Giottani. Non possiamo fare a meno di fermarci sul belvedere per ammirare questa piccola chicca che spunta come per magia dal niente.
Riprendiamo la strada, percorriamo un po’ di km con viste bellissime quando nelle vicinanze di Canelle ci viene incontro uno scempio creato dall’uomo in questa bellissima terra. È un’ex cava di amianto dismessa.
Poco più avanti passiamo le Plage d’Albo e Plage de Baracatoggio che con l’arenile color grigio metallico creano uno scenario quasi irreale.
In un primo tempo mi sono chiesto se la vicinanza della cava di amianto fosse una fonte di pericolo per queste spiagge. Da una ricerca su internet risulta che dalle analisi fatte da diversi enti, non c’è nessun rischio per la salute.
Passata Nonza, facciamo ancora una ventina di km con panorami mozzafiato e arriviamo a Saint-Florent. Cittadina che si trova all’estremo sud del “dito”.
Saint-Florent s’incunea su un ampio golfo che caratterizza la morfologia della costa settentrionale della Corsica.
Quest’antico porticciolo di pescatori oggi è un luogo elegante e tra i più amati dai turisti per la splendida posizione e l’aspetto pittoresco della cittadina.
Parcheggiamo le moto e partiamo alla scoperta del centro storico.
La vecchia cittadella di origine genovese è così esotica che ti avvolge subito.
Camminare per le sue viuzze, sostare nelle sue piazzette arricchite da semplici fontane, ti fa rilassare donandoti quella sensazione pittoresca e allegra che ti trasmette.
Passando per il porto turistico contornato da caffè, ristoranti e bistrò, ti viene voglia di sederti a un tavolo e goderti una buonissima “Aziminu” (zuppa di pesce) contornata dal bellissimo panorama che ti circonda.
Anzi, pensandoci bene è ora di pranzo, che si fa.
Qua no, la no, questo è brutto, questo è bello, così alla fine la maggioranza decide di andare al supermercato e comperare la roba per fare un picnic in riva al mare.
Fatta la spesa, decidiamo di andare verso la Plage Tetola o la Plage de l’Ospedale per trovarci un angolino tranquillo.
Partiamo. Passiamo il ponte sul Santu (mi sembra che si chiami così) e qui tom-tom Fabio parte come un “F16” per la D81.
Speriamo bene, il mio istinto mi diceva che era meglio stare bassi verso il mare.
Dopo una decina di km, allontanandoci sempre più dalla costa, troviamo l’indicazione per la Plage de Salecia.
Bene.
Bene un tubo, per arrivare alla spiaggia bisogna fare dodici km di sterrato.
Che si fa? Continuiamo ancora un po’ e speriamo ci vada meglio.
Seeee, come incoraggiamento comincia a risoffiare i Mistral e più proseguiamo, più aumenta.
Passiamo Bocca di Petriolu e dopo altri dieci km arriviamo a Bocca di Vezzu. Non so se vezzu sta per vento ma lì il Mistral soffiava e forte.
Che si fa? Oramai per arrivare in una spiaggia ci vogliono km di sterrato e sono le quattordici passate, così ci accampiamo dietro all’unico muro del posto e al riparo dal Mistral facciamo un “picnic da profughi”.
A pensare ai localini che abbiamo lasciato a Saint-Florent, mi viene in mente solo un no comment.
Riprendiamo la strada al ritroso. L’unica consolazione è il bel panorama sul “Désert des Agriates” con sullo sfondo la costa.
Dopo circa cinque km vediamo “U Baccialu”, un bar in mezzo al niente.
Parcheggiamo le moto e ci facciamo fare un buon espresso.
Mentre ci assaporiamo quel momento, sopra di noi ci fa visita una bella aquila corsa.
Volteggia per alcuni minuti sopra di noi e con i suoi richiami sembra volesse salutarci.
Quando ripartiamo, sono quasi le sedici.
Ritorniamo a Saint-Florent.
Imbocchiamo la D82 in direzione Oletta, scolliniamo il Col de Santo Stefano, scendiamo a Les Chênes, facciamo qualche km sulla N193 in direzione sud, imbocchiamo la D107 e dopo una sessantina di km arriviamo al campeggio.
Ci mettiamo il costume e vai con un bel bagno nel mare limpido e invitante della Corsica.
Una pasta all’amatriciana cucinata dagli chef Fabio e Gino, quattro “schifezze” dopo la pasta, un po’ di birre e anche questa giornata è passata.
Il 18 agosto mentre i nostri amici decidono di passare la giornata in spiaggia, io e Ornella partiamo per andare a vedere L’Ile-Rousse.
Partiamo dal campeggio per la D107 in direzione Casamozza. Una volta arrivati, svoltiamo a destra sulla N193.
Continuiamo per venticinque km fino a Ponte Leccia, dove abbandoniamo la N193 e proseguiamo per la N197 che più avanti diventerà la N1197 molto più scorrevole della vecchia nazionale.
Mi hanno detto che la vecchia N197 è molto bella e panoramica. Per di più le curve che salgono e scendono dal Col de Casella sono una vera pacchia per noi motociclisti. Sarà per la prossima volta.
Percorsi una ventina di km da Ponte Leccia, davanti a noi si apre uno scenario unico.
Un mare colore bleu-azzurro-turchese si materializza davanti a noi con tutto il suo splendore.
Ci fermiamo al bellissimo belvedere Licciola, dove spaziamo su un panorama mozzafiato che va dalla Plage d’Ostriconi alla baia di L’Ile-Rousse.
Due parole per cercare di descrivere questa chicca a strapiombo sul mare.
Il Cafè Licciola, tutto racchiuso in un piccolo casottino che al suo esterno una spettacolare terrazza in legno grezzo.
Gli stretti balconi si affacciano direttamente sull’infinito. Sotto la scogliera, le onde s’infrangono creando stupendi giochi di luce, dove anche un’aquila corsa ti passa vicino e poi si butta giù a piombo su quello stupendo scenario.
In poche parole è “il cafè (alla francese) più romantico della costa”.
A, dimenticavo se chiedete la toilette, vi risponderanno con un sorriso, “le nature”.
Dopo essersi rincuorati lo spirito con questa indimenticabile sosta, ripartiamo.
Continuiamo sempre su una strada panoramicissima. Passata la Plage de Lozari, arriviamo a L’Ile-Rousse.
Questa bellissima cittadina deve il suo nome per il colore rosso del granito dell’Ile de la Pietra, un’isoletta collegata alla città grazie ad un molo che ripara il porto turistico dai venti.
Andare in giro per L’Ile-Rousse è una vera delizia. Nelle sue viuzze immerse nella città vecchia, sono piene di botteghe e ristoranti di ogni tipo.
Camminando ci siamo imbattuti nell’affascinante mercato coperto.
Un antico monumento storico a dodici colonne che con sotto le variopinte e chiassose bancarelle, offrono il meglio della gastronomia locale.
L’Ile-Rousse è famosa anche per la sua incantevole spiaggia di sabbia bianca e al colore del mare che con dei caldi riflessi ti trasporta con la fantasia ai mari caraibici.
Passeggiare per le viuzze del centro storico, visitare il caratteristico mercato e visto l’ora, un certo languorino allo stomaco comincia a farsi strada. Ornella visto la bellissima spiaggia mi propone di pranzare su un bel localino con vista sul mare.
Ok, detto e fatto. Imbocchiamo la passeggiata del lungomare e ci mettiamo alla ricerca di un bel ristorantino.
Dopo qualche difficoltà a trovare posto, individuiamo un bel tavolino con vista sulla spiaggia. Ci confermano che è libero e ci sediamo.
Quando stiamo per ordinare una cameriera ci fa capire che gli serve quel tavolo e se vogliamo, possiamo accomodarci in un tavolo più interno.
Visto che si voleva mangiare con vista sul mare, Ornella mi dice che ci accomodiamo sì ma in un altro locale. Anche perché prima ci avevano detto che è libero e poi hanno voluto favorire qualche loro cliente.
Ripartiamo con la ricerca. Pieno, non c’è posto e così via.
Ce n'è ancora uno, l'ultimo. Se troviamo un tavalo con vista mare bene, altrimenti ci sediamo dove capita.
Enrtiamo.
"Buongiorno"
"Bonjour messieurs, ceci est un centre de vacances privé"
"Non parliamo francese"
"Spesk english?"
Gli faccio un cenno negativo con la testa.
"Un moment"
Mentre va a cercare qualcuno che parla italiano, dico a Ornella che la vedo un po' dura.
Arriva un ragazzo che parla italiano e ci dice che è un centro vacanze privato.
Gli diciamo se possibile mangiare.
Parla un attimo con il direttore e ci dice di sì ma è un menù fisso. C’è un antipasto a buffè, un secondo a scelta di carne o pesce con contorno, formaggi vari, frutta e bevande incluse. Se ci va bene il tutto a 16 € a testa.
Così per puro caso ci siamo trovati in una bellissima terrazza vista mare, con un menù più che sodisfacente e visto i prezzi dei ristoranti in Corsica a un prezzo più che buono.
Dopo aver mangiato, facciamo quattro passi in spiaggia e verso le sedici riprendiamo la via del ritorno.
La mattina quando siamo partiti, vicino all’aeroporto di Bastia abbiamo visto un’antica chiesa romanica con a fianco degli scavi risalenti all’epoca.
Così al ritorno ci siamo fermati a visitare il sito.
Questa cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta della “La Canonica” si trova, provenendo da sud, poco prima dello Stagno di Biguglia.
Le sue forme pulite con i suoi colori che cambiano a secondo della luce che colpisce la pietra con cui è costruita danno una visione molto particolare e pulita della chiesa.
Fu edificata all’inizio del XII secolo. Costituita da una navata centrale e due laterali sostenute da travi di quercia e coperte da un tetto di granito grigio. La chiesa era affiancata da un campanile adiacente alla parete laterale sud. Oggi purtroppo è visibile solo la sua base.
Di fianco alla basilica, degli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di una colonia romana e di una basilica paleocristiana.
Finita la visita, rientriamo al campeggio. Facciamo una tonificante doccia, quattro passi per la spiaggia e poi tutti a cena.
Il 19 agosto abbiamo in programma un tour nella parte sud dell’isola.
Visto in km che ci aspettano facciamo colazione presto e partiamo subito stando attenti a non incappare in questi “strani aggeggi”.
Prendiamo la superstrada speranzosi di fare un centinaio di km abbastanza velocemente. Ma dopo più di cinque km la superstrada finisce e siamo costretti a proseguire per la vecchia N198.
Una ventina di km in mezzo a centri abitati che si rincorrevano uno attaccato all’altro. Cominciavamo a pensare che oggi sarà dura fare tutta quella strada.
Fortunatamente i paesi pian piano cominciarono a diradarsi e così abbiamo potuto guadagnare un po’ di tempo.
Dopo un centinaio di km percorsi nell’entroterra, appena superata la Base Aérienne 126, (Una delle più importanti basi di soccorso aereo del mediterraneo) la strada prosegue lungo la costa, così possiamo goderci un po’ del bel panorama che si presenta davanti a noi.
Percorsi una quarantina di km e arriviamo a Porto-Vecchio.
Parcheggiamo le moto e ci avviamo per visitare la “Cittadella”.
Che cosa dire di Porto-Vecchio? L’unica cosa positiva è che nonostante il suo sviluppo ha saputo preservare e conservare intatto, il suo centro storico.
Ho trovato bella ed elegante la Place de la Republique con il “Bel Ombra” un albero centenario fa bella mostra sulla piazza.
Di origine genovese, con i suoi bastioni, le sue fortificazioni e le sue porte ti lasciano immaginare come poteva essere un tempo questa che è la terza città della Corsica.
Belline e interessanti le sue viuzze che sfociano su balconi che danno sul bellissimo panorama della baia sottostante.
Concludendo, se passate di la, una visita veloce alla cittadella va bene per il resto penso che le spiagge che si trovano nelle vicinanze siano molto più attraenti.
Finita la visita, ripartiamo per una delle spiagge più belle della Corsica, la Plage de Palombaggia.
Scendiamo dal centro storico, costeggiamo il porto turistico, continuiamo lungo il mare e …
… sbagliato, da qui si va solo agli imbarchi.
Torniamo sui nostri passi e puntiamo a sud per uscire dalla città.
Ci reimmettiamo sulla N198, continuiamo per qualche centinaia di metri e passato il ponte sull’U Stabiacciu, troviamo le indicazioni per Palombaggia.
Svoltiamo a sinistra per Route de Piccovagia e dopo una decina di km, non riuscendo a trovare le indicazioni per la plage, chiediamo qualche info.
Un km di stradina secondaria e siamo alla Plage de Palombaggia.
Un posto unico, circondato da una natura quasi selvaggia. È un piccolo eden nascosto che si apre ai nostri occhi con tutta la sua bellezza.
La sabbia bianca che a tratti, con la luce del sole diventa dorata si perde all’orizzonte.
Le acque cristalline di ogni tonalità che vanno dall’azzurro, al turchese al verde smeraldo o addirittura rosa quando la luce si riflette sugli scogli circostanti.
Un tripudio di colori si fonde con piccoli isolotti e scogli rossi che emergono dall’acqua.
Questa spiaggia da sogno lunga quasi due km con capanne con tetto di paglia è sicuramente un angolo caraibico in quel della Corsica.
Sicuramente è una delle spiagge più belle della Corsica e senz’altro tra le più belle al mondo.
Dopo essersi appagati da quest’angolo di paradiso e aver mangiato un panino all’ombra dei pini centenari che con il loro fresco profumo mediterraneo costeggiano la spiaggia, ripartiamo con destinazione la Plage de Santa Giulia.
Facciamo quasi dieci km di curve e controcurve su una stretta strada locale. Poco dopo il paesino di Bocca di l’Oru ci rimettiamo sulla N198.
Meno di due km e svoltiamo a sinistra per la Plage de Santa Giulia.
Qualche centinaio di metri e ….. “fine del palo”.
Strada chiusa, spiaggia superaffollata, impossibile parcheggiare le moto, che si fa? Un piccolo briefing con Fabio e Gino e rinunciamo.
Ritornati sulla N198, puntiamo dritti su Bonifacio.
La prima cosa che ci colpisce quando arriviamo a Bonifacio è il porto naturale che tra due pareti strapiombanti s’incunea dentro come un fiordo finlandese.
Salendo verso in centro, la Vecchia Cittadella ci viene incontro i suoi possenti bastioni.
Parcheggiamo le moto alla Montée Sant-Roch e ci affacciamo su un attraente belvedere.
Sulla nostra destra ci appare il centro storico che arroccato a 70 metri di altezza sulle falesie di pietra bianca modellate dal vento e dal mare, domina prepotentemente le Bocche di Bonifacio.
Mentre sulla sinistra la vista delle bianche scogliere che strapiombando nelle acque turchesi del mare, arriva fino a Capo Pertusato.
Di fronte a noi in lontananza riusciamo a intravede la costa settentrionale della Sardegna.
Mi attira un ripido sentiero che scende in una caletta di ciottoli stretta fra le falesie e lambita da un mare turchese e cristallino.
È la Plage de Sotta. Una meraviglia che ti fa rimanere senza “fiato” sia per la sua bellezza sia per i scalini che abbiamo dovuto fare per risalire.
Prima di salire verso la cittadella, faccio un piccolo tratto lungo il sentiero che porta a Capo Pertusato.
Che dire? Una vista indescrivibile sulle intere Bocche di Bonifacio e sulla Vecchia Cittadella.
Nella nostra fantasia la Corsica ti rimanda alle bianche scogliere di Bonifacio. Ma per quante foto, cartoline e dépliant abbia visto, vederle dal vivo, sono una meraviglia unica che ti fanno rimanere incantato davanti a tanta bellezza.
Ritorno sui miei passi e m’incammino su per la ripida salita che porta alla Porte de Gênes per entrare nella Cittadella.
Il centro storico è intrico di ripidi e stretti vicoli che se anche pieni di negozi di souvenir e chincaglierie varie, mantengono intatto il loro fascino.
In alcune piazzette e in certe viuzze laterali, s’incontrano diverse aperture che danno sul bellissimo panorama delle Bocche di Bonifacio.
Posso concludere che Bonifacio è una “chicca” che incanta tutti i turisti ed è una meta assolutamente da non perdere se si viene a visitare questa bellissima isola.
Un’ultima foto con gli amici a Montée Sant-Roch, un ultimo sguardo all’affascinante panorama e lasciamo Bonifacio.
Sono le quindici e trenta, ci sono due possibilità, o rifare i 160 km fatti al mattino o allungarla di un centinaio di km e rientrare per Ajaccio vedendo così una parte della Corsica occidentale.
Optiamo per quest’ultima soluzione.
Imbocchiamo la N196 in direzione Ajaccio. Passiamo Sartène, Propriano, Petreto-Bicchisano, S.te Marie-Sicché e arriviamo nelle vicinanze di Ajaccio.
Questo tratto di strada, sarà forse perché stava arrivando la fiacca, sarà per il paesaggio che fuori dalla costa non era un gran che, c’è poco da dire.
Sono quasi le diciotto, è un po’ tardi, così decidiamo di saltare la visita ad Ajaccio.
Imbocchiamo la N193 in direzione Bastia. Mancano 140 km per rientrare al campeggio. Aumento un po’ l’andatura. I miei “compagni di merende” non mi vengono dietro. Sono troppo stanco e non vedo l’ora di rientrare. Così do gas e vado.
Mentre saliamo il Col de Vizzavona, un po’ il freschetto che mi rinvigorisce, un po’ le curve invitanti, un po’ la gentilezza dei corsi che ti fanno strada e “vai con il gas”.
Tra pieghe con la P maiuscola, colpi sul casco di Ornella perché non esageri, sta di fatto che sono arrivato a Bastia, precedendo di quaranta minuti gli amici.
Doccia, cena e dopo 445 km di moto ci siamo meritati una bella dormita.
Il 20 agosto mattinata di relax e pomeriggio visita shopping in quel di Bastia.
Dopo il tour de force del giorno prima, oggi la prendiamo alla leggera.
Sveglia sul tardino, colazione con calma da bradipo, passeggiata sulla spiaggia, relax sull’asciugamano, bagno rinfrescante e così via fino le diciotto.
Poi ci cambiamo e partiamo per un “lungo tour” di dieci km fino in Place Saint-Nicolas a Bastia.
Purtroppo siamo partiti senza nessuna info sulla città. Così più che visitare Bastia abbiamo fatto una passeggiata entrando e uscendo dai negozi di souvenir.
Arrivati in cima a Boulevard Paoli ci buttiamo giù per una scalinata e, senza sapere dove si stava andando, siamo sbucati al “Le Vieux Port” il bellissimo porto vecchio di Bastia.
Il porticciolo è incorniciato da una miriade di ristorantini che t’invogliano a mangiare solo per godere della bella vista sulla darsena.
Lancio l’idea di mangiare qualcosa. Qua no, la forse, su ma, e siamo finiti a mangiare una pizza a “La Siciliana” in Place du Marché aux Poisson. Sarà la piazza del mercato del pesce ma neanche da mettere con il Vieux Port.
Finita la pizza, facciamo quattro passi lungo il molo e …
… poi riprendiamo le moto e rientriamo al campeggio.
Il 21 agosto abbiamo in programma di andare a vedere i Calanchi.
Partiamo verso le nove in direzione Calvi. Facciamo la N193 fino a Ponte Leccia.
Giriamo a destra sulla N197 e continuiamo fino al bellissimo belvedere del Cafè Licciola.
Un panorama unico che fa rimanere incantati i nostri amici che non lo avevano ancora visto.
Dopo un caffè, qualche foto del bellissimo panorama, ripartiamo.
Fiancheggiando la costa passiamo L’Ile-Rousse e sempre accompagnati da panorami irripetibili che cambiano a ogni curva, arriviamo a Calvi.
Arroccata su un promontorio roccioso e circondata da possenti mura color ocra, la Cittadella è il quartiere più storico di Calvi.
Affacciata su una baia dal mare cristallino, le sue tipiche viuzze ci portano verso la Cattedrale di Saint Jean- Baptiste e il Palais des Èvêques de Sagone.
Entriamo nella Cittadella per una porta, dove troneggia solenne la scritta “Civitas Calvi semper fidelis” scritta a dimostrazione della sua fedeltà alla repubblica genovese.
Come entriamo nella nostra sinistra troviamo distaccamento della Legione Straniera che in un vecchio magazzino rappresenta gli armamenti e le attrezzature in uso dai legionari durante le loro missioni.
A Calvi, oltre alla storica Caserme Sampiero, quartiere generale della Legione Straniera che si trova in Place d’Arme all’interno della Cittadella, ha anche scede il 2° Régiment Ètranger de Parachutistes, un’unità di paracadutisti composta interamente da personale proveniente dalla Legione Straniera.
A Marsilia al centro di reclutamento della Legione c’è scritto: “Venez dans “legione” et le tournage le monde avec un képi blanc” (vieni nella legione e girerai il mondo con un bianco kepì). Ho cercato di fare l’impossibile per arruolarmi e indossare il tipico kepì bianco in testa. Niente da fare. La sfiga vuole che per “pochi ma veramente pochi” mesi ho superato i 40 anni, età massima per potermi arruolare. Così non mi resta che comprare una toppa della Legione e fare qualche foto ricordo.
Continuiamo lungo i bastioni, dove abbiamo una bellissima vista sul porto e su tutto il golfo che risplende di tutti i colori che prende dal mare.
Risaliamo le strette e irte stradine che ci portano a Saint-Jean-Baptiste nella parte più alta della Cittadella.
Dopo una veloce visita alla chiesa, passiamo davanti alla Caserme Sampiero e scendiamo alle moto per una scalinata dove sue pietre riescono a trasmetterci tutto il tempo che hanno vissuto.
Mentre i nostri amici si fermano all’ombra a mangiare un panino, io e Ornella approfittiamo per visitare la parte bassa della cittadina.
Calvi è ricca di fascino, sa farsi apprezzare dai turisti con la sua atmosfera semplice e accogliente.
In questa parte della cittadina non mancano le botteghe, i ristorantini e i vari bistrò per poter gustare con piacere le loro specialità.
Verso le tredici, raggiungiamo i nostri amici e ripartiamo con destinazione Porto.
Seguiamo la D81B. Dopo pochi km, la prima sorpresa. In fondo, racchiusa tra Punta Vaccaja e il promontorio di Pointe de la Revellata, la plage de l’Aghia.
Una spiaggia idilliaca dove le sfumature del mare, vanno dal turchese al blu passando per l’azzurro.
La spiaggia è raggiungibile solo a piedi per un erto sentiero sterrato o in barca via mare.
Ripartiamo. La strada si fa sempre più stretta ma nello stesso tempo sempre più affascinante.
Assistiamo a uno spettacolo della natura selvaggia per chilometri e chilometri.
Da una parte il blu del mare dall’altra la natura selvaggia e incontaminata e davanti a noi una, cento, mille curve.
Non c’è traffico, non ci sono abitazioni ma solo rocce, scogli, macchia mediterranea e sperdute baie in mezzo al niente.
Il manto stradale all’inizio era buono, poi così così.
Guard-rail inesistenti, strapiombi altissimi in compenso però ogni tanto segnali con funeste scritte come “Zone dangereuse” o “Danger de mort”.
Fa niente, il paradiso che ci circonda, la moto che si esprime al meglio e il cuore che batte felice a cento, ripagano tutto.
La mia opinione personale è che questa trentina di km fatti sulla D81B da Calvi a Galéria sono stati i più belli e panoramici di tutto il tour corsico.
Una volta arrivati sulla D81 proseguiamo in salita per una decina di km e arriviamo a Bocca di Palmarella.
Sotto di noi ci appare con tutta la sua bellezza il Golfe de Girolata.
Facciamo qualche foto e non solo, poi ripartiamo.
Passiamo il Col de la Croix, continuiamo con una vista spettacolare sulle Calanques che si alzano maestosi dalla parte opposta del golfo e arriviamo al paesino di Porto.
Qualche difficolta, due informazioni e poco dopo siamo alle Calanche de Piana.
Che dire? È uno di quei posti dove la natura ti lascia senza parole.
Le Calanche de Piana sono una bizzarra formazione rocciosa di granito rosso.
Si elevano per circa 400 mt dal livello del mare.
Per effetto dell’erosione di acqua e vento, hanno assunto delle forme spettacolari che a seconda delle ore del giorno, assumono colori che vanno dall’ocra del mattino, al giallo-rosso del tramonto, al rosa e grigio del crepuscolo.
Uno spettacolo meraviglioso di ammassi rocciosi, picchi, sculture, faraglioni e falesie di granito rosso.
Alcuni di questi rievocano forme ben distinte, come la testa di un cane, un cuore e molti altri che danno sfogo alla nostra fantasia.
Nel 1983 i Calanche de Piana o Calanques de Piana sono stati riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO
Inutile dirvi che è un posto mozzafiato da non perdere se venite in Corsica.
Sono le diciassette e bisogna rientrare a Bastia. Non è tardi, ci sono circa 130 km per arrivare in campeggio ma bisogna attraversare le montagne così ci avviamo per la D84.
Siamo in mezzo alla natura più selvaggia. La strada è piena di curve ed è molto difficile superare le auto.
Il mio amico Vittorino, quando gli ho detto che vado in Corsica, mi ha detto: “atent ai purcis” (attento ai maiali).
Faccio una curva e … da non crederci, maiali bastardati con i cinghiali allo stato brado senza recinti e per niente spaventati che passeggiavano in mezzo la strada.
E vai. Il problema non è sorpassare le auto ma stare attenti ai maiali e non solo che ti trovi in mezzo alla strada.
Dopo quasi trenta km facciamo una sosta caffè a Evisa.
Il barista ci chiede dove siamo diretti. Gli rispondiamo che stiamo ritornando a Bastia.
Ci dice che ci vanno due ore buone perché c’è la stretta e tortuosa Scala di Santa Regina.
Tra me eme dico: “Sono ancora un centinaio di km per arrivare a Bastia. Di questi una quarantina li abbiamo già fatti ritornando da Ajaccio e sono molto scorrevoli. O la scala è lunghissima o senz’altro ci mettiamo meno”.
Ripartiamo. Arriviamo all’intersecare della D84 con la D70 e come vedete dalle foto, non so se lo stop è per le macchine o per i nostri oramai amici maiali.
Cominciamo a salire il Col de Vergio. La strada è invitante e mi lascio andare, sempre stando all’occhio dei maiali, a un’andatura allegro andante.
Fabio e Gino non mi vengono dietro. Va be faccio il passo poi scendo con la calma e li aspetto.
Scollinato il Col de Vergio, rallento l’andatura, mi godo un po’ il panorama e i miei amici maialini.
Percorro una ventina di km a velocità “lumaca”. I miei amici non arrivano.
Arrivato al Lac de Calacuccia, visto che stava facendosi tardi, decido di andare e rientrare al campeggio da soli.
Dopo un po’ di km, arrivato a un incrocio a T, mi fermo non sapendo se andare giù a destra o su a sinistra.
Ornella guarda la salita di sinistra e mi dice: “Tu fai quello che vuoi ma io vado in giù”.
Faccio una risatina e svolto a destra.
Mentre viaggio penso: “Abbiamo fatto trentacinque km da Evisa, mancano venticinque per arrivare sulla N193, ma la Scala di Santa Regina dove cavolo è? Non è che dobbiamo fare ancora un passo? Speriamo bene”.
Nemmeno il tempo di darmi una risposta e piombo dentro nella scala.
Immaginate un paesaggio mozzafiato con ponti sospesi su un torrente dall’acqua rumoreggiante. Immaginate una stretta gola tra pareti di granito rosso dove serpeggia una stretta e tortuosa strada. Ecco questa è la Scala di Santa Regina. Una delle gole più famose e selvagge di tutta la Corsica.
Come benvenuto, dalla prima curva sbuca un camion con rimorchio che ci obbliga entrambi a una brusca frenata. Sant’ABS.
Stavo per ritornare un po’ indietro quando mi fa cenno di fermarmi che riesce a passare. Non so come ha fatto, ma credetemi in quel posto ci sarebbero stati problemi anche se fosse stata solo una macchina.
Le scale sono lunghe una decina di km ma, a parte dover stare un po’ attenti, è uno scenario dove la natura frastagliando la nuda roccia con guglie e anfratti con il calar della sera assume contorni un po’ inquietanti.
Usciti dalla scala, percorriamo ancora un sei km e ci immettiamo sulla N193.
A questo punto do gas. Passo Ponte Leccia, riesco ad evitare a filo un autovelox a Ponte Novu e rientriamo al campeggio poco prima che faccia buio.
E anche oggi abbiamo fatto 325 km in giro per la stupenda Corsica.
Il 22 agosto decidiamo di fare l’ultimo giorno in Corsica in completo relax.
Cappuccino e brioche, camminata sulla spiaggia, bagno rinfrescante, light lunch a mezzogiorno, riposino pomeridiano e verso le sedici io e Ornella decidiamo di andare a visitare per bene Bastia.
Arriviamo in Place Saint-Nicolas.
Questa piazza è il cuore pulsante della città. Lunga circa 300 metri e larga 90. È un luogo ideale per una bella passeggiata rilasciante. In effetti, è il punto di ritrovo degli abitanti e dei numerosi turisti che approfittano dei tanti ristoranti e bistrò che si trovano lungo la piazza.
Dalla piazza proseguiamo per Rue Napoléon.
Siamo arrivati nel paradiso di Ornella. La via è pedonale e con un’infinità di negozi di ogni tipo. Boutique che si mescolano con negozietti di souvenir dove lei entra ed esce in continuazione.
Gelaterie, bar e bistrò a volontà e fortunatamente per me anche un po’ di storia da poter vedere e fotografare.
Arriviamo al Vieux Port (Porto Vecchio).
Notevole la Eglise Saint-Jean-Baptiste che sovrastando le case domina come per proteggerlo il vecchio porto.
Tutto è molto bello e pulito. Passeggiare sulle banchine è molto piacevole e rilasciante.
Fa un po’ impressione vedere le grandi navi mentre, oltre il muraglione che protegge il porticciolo, fanno manovra per attraccare ai moli del porto nuovo.
Spettacolare e panoramica la passeggiata che abbiamo fatto sul muraglione da dove si gode una bella vista di Bastia dal mare.
Ritorniamo lungo le banchine del porticciolo e vedendo i romantici ristorantini, ci guardiamo e senza dirci niente, scegliamo uno carino, dove ci accomodiamo per una cenetta tête à tête come due fidanzatini.
Passeggiare dopo cena con Ornella per il Vieux Port e per i vicoli nascosti dietro le case vedendo piccoli bistrò con la gente che prende il fresco sentendo cantare un cantautore, ti porta in quel mondo di tenerezza che stringendo la sua mano vuoi dirle quanto bene stiamo insieme.
Rifacciamo in notturna Rue Napoléon.
Passiamo Place Saint-Nicolas e purtroppo anche l’ultimo giorno in Corsica è finito.
Il 23 agosto è il giorno del rientro.
Sarà perché dobbiamo partire, sarà perché volevamo godere ancora una goccia della Corsica, così all’alba eravamo già in spiaggia a goderci l’ultimo spettacolo.
Rientrati dalla spiaggia, a malincuore carichiamo la “Rossweisse” e andiamo al porto per imbarcarci.
Da non credere, il traghetto ha caricato l’inverosimile. Se potevano avrebbero messo le macchine anche sulle scialuppe. La gente non aveva posto dove sedersi. Fortunatamente come ci siamo imbarcati, mentre io sistemavo la moto, Ornella saliva al ponte ristoro e si accaparrava due bei posti a sedere.
Tra una cosa e l’altra siamo partiti con più di un’ora di ritardo.
Verso le diciannove, finalmente, siamo sbarcati a Livorno.
Riagganciati Fabio e Gino, imbocchiamo la FI-PI-LI e partiamo per Firenze, dove continuiamo sulla A1 in direzione Bologna.
Come cominciamo a salire gli Appennini visto l’ora e l’altitudine comincia a fare freschetto. Mi fermo all’area di servizio Aglio Est.
Parcheggio in bella vista per far capire agli amici che mi sono fermato, ma non mi vedono e passano via veloci.
Una volta messa la felpa ripartiamo e viaggiando come un “Mig 29” cerco di raggiungerli guardando se anche loro si sono fermati da qualche parte.
Dopo un’ottantina di km mi fermo all’autogrill Cantagallo con la speranza che siano li. Non ci sono. Deduco, visto la media che ho tenuto, che li ho superati in qualche posto in cui erano fermi. Decido di proseguire a velocità lumaca sperando che prima o poi arrivino.
Niente. Un’ultima speranzosa sosta all’autogrill Po Est di Ferrara. Non arrivano. A questo punto decidiamo di rientrare da soli.
Panino e birra con dolce e caffè all’autogrill di San Pelagio est e verso mezzanotte siamo a casa.
Che dire di questo tour in Corsica? I greci la chiamavano Kalliste cioè “la più bella”, i francesi l’Île de Beauté cioè “l’isola della bellezza” per me semplicemente “stupenda”.
Con il suo paesaggio ancora incontaminato e selvaggio la Corsica ti fa innamorare subito. Si rimane incantati dalle sue spiagge solitarie incorniciate da rocce e dalla macchia mediterranea. Sicuramente la più bella che ho visto è senz’altro la Plage de Palombaggia con la sua sabbia finissima, il suo mare color turchese che contrasta con i suoi scogli di granito rosso, è più di una cartolina.
Ma la Corsica non è solo mare. Come la definiscono alcuni, la Corsica è una montagna in mezzo al mare e sicuramente non sbagliano. L’interno non bello ma di più con posti idilliaci e incontaminati dove la natura regna suprema.
Concludendo, un viaggio on the road in Corsica è il modo migliore per scoprire questa terra che ti riserva sorprese a ogni curva. Sicuramente ci torneremo in questo paradiso.
Ciao Fiorello.