giovedì 28 marzo 2024 Ti trovi in: Commenti » Comunicazione 27

Tutto è partito con un pensierino. “Se andiamo al motoraduno di Ponte di Legno, possiamo ritornare dopo quasi vent’anni sul Gavia e sul Mortirolo”.

Nemmeno finito di pensarlo che mi chiama Alberto e mi dice che ha idea di andare a fare un giro a Ponte di Legno.

Come metto un post su facebook, mi chiama Marco dicendomi che viene anche lui con l’amico Graziano che va a racimolare punti visto che partecipa al Campionato Italiano Conduttori.

Piccola precisazione: Graziano si è qualificato il 3° posto nella “Graduatoria Nazionale Conduttori”.

Un solo commento “Sei stato grande, anzi siete stati grandi tu e la tua zavorrina Vale che ti ha seguito in tutte le tappe del campionato”.

Marco mi dice che il motoraduno lascia un po’ a desiderare ma una rimpatriata tra amici non guasta mai, anzi tonifica la nostra passione per la moto.

Ci alziamo il sabato verso le sette. Ornella non sta troppo bene così riusciamo a partire solo verso le nove.

Facciamo la SS13 Pontebbana fino a poco prima di Pordenone, dove prendiamo la A28 in direzione Conegliano.

Abbiamo un’ora e mezza di ritardo e dove posso lascio andare la mia “Rossweisse”.

Da Conegliano proseguiamo in direzione Pieve di Soligo, Vidor e Ponte Fener.

Attraversato il Piave, svoltiamo a destra sulla Feltrina e continuiamo fino a Feltre, dove imbocchiamo la SS50 in direzione Arsiè e proseguiamo fino all’intersecare della SS47 della Valsugana.

Svoltiamo a destra sulla statale e dopo una sessantina di km siamo a Trento.

Imbocchiamo la SP235 in direzione nord. Percorsi poco più di sedici km, dopo la lunga galleria, ci immettiamo sulla SS43 e cominciamo a salire la Val di Non.

Circa cinque km dopo Cles, svoltiamo a sinistra sulla SS42 della Val di Sole.

Cominciamo a salire verso il Passo del Tonale. Il tempo si fa sempre più bello ma fino a Cles anche se non pioveva, la strada era bagnata così non siamo riusciti a recuperare l’ora e mezza di ritardo.

A Pellizzano facciamo una sosta e telefono agli amici che mi aspettano sul Mortirolo che se vogliono vadano avanti che ci troveremo sul Gavia.

Mi dicono che ci aspettano per poi proseguiamo insieme.

Ripartiamo. Saliamo sul Tonale al limite dell’incoscienza.

Scendiamo a Ponte di Legno e continuiamo a scendere la Val Camonica, fino al paesino di Incudine.

Appena passato il paese, lasciamo la SS42 del Tonale e della Mendola e svoltiamo a destra sulla SP81.

Dodici km di strada stretta. Dodici km di curve e contro curve. Dodici km con una quindicina di tornanti. Dodici km a velocità tutt’altro che normale con le orecchie che fischiavano con tutte le impronunciabili imprecazioni che mi mandava Ornella.

Alle 12.45 siamo sul Mortirolo. Tre ore e tre quarti per fare 336 km di strada normale. Adesso capite perché non ci sono foto dell’andata.

Troviamo ad aspettarci i tosco/umbri Graziano e Valentina, i piemontesi Marco e Martina, i lombardi Umberto e Luciano.  

    

Che dire siamo in otto e rappresentiamo quattro regioni italiane. Questo per me è il mototurismo, cioè aggregazione, amicizia e tanta voglia di condividere tra noi la passione per la moto. 

Baci e abbracci e partiamo per fare il giro che abbiamo programmato.  

    

Scollinato il Mortirolo, cominciamo a scendere in Valtellina. 

    

Facciamo circa quindici km di curve e tornanti. 

  

    

In compenso il panorama sulla Valtellina è unico.

  

Dopo una mezzoretta arriviamo al fondovalle.

    

Nella mia mente riaffiorano ricordi dei miei primi motoraduni dello Stelvio, dove il venerdì sera si andava al Sassella di Grosio a mangiare il mitico “bastone”. 

Svoltiamo a destra sulla vecchia Statale dello Stelvio e proseguiamo verso Sondalo.

  

Passato il paese, sede del motoraduno dello Stelvio, lasciamo la vecchia statale e imbocchiamo le lunghe gallerie che in poco tempo ci portano a Bormio.

Sono quasi le due e a causa del mio ritardo nessuno aveva mangiato, così alla prima paninoteca ci fermiamo.

Chi con il panino, chi con la pizza, sta di fatto che abbiamo passato un’oretta mangiando in grande allegria.

  

  

Quando ripartiamo, sono le quindici.

  

Imbocchiamo la Valfurva e proseguiamo fino a paese di Santa Caterina.

   

Passato il paese, cominciamo a salire i primi tornanti del Passo Gavia.

Davanti a noi si comincia a intravedere le cime innevate.

  

Poco prima del Rifugio Berni il termometro della mia “Rossweisse” segna il pericolo di ghiaccio.

  

Arrivati al Rifugio Bonetta sul Passo Gavia, penso che la temperatura sia sullo zero.

  

Mentre Graziano va a mettere il timbro per “l’itinerante”, noi ne approfittiamo per fare quattro passi e scattare alcune foto.

  

  

Vediamo parcheggiato l’ultimo modello bmw a vapore. Come non farsi immortalare vicino a questo gioiello della tecnica tedesca.

  

Interviene Umberto e mi coregge subito. Non e tedesca, è giapponese. Voi biemmewisti quando vedete qualcosa che funziona dite subito che è Bmw. Ma se si vede lontano un miglio che è tecnologia giapponese. Solo la Honda poteva fare una cosa così.

  

Hops adesso avrò tutti gli hondisti amanti del sol levante, contro.

Sono le sedici passate, il cielo è grigio e la temperatura ai 2.652 metri del passo scende sempre più. Meglio riprendere le moto e cominciare a scendere verso Ponte di Legno.

  

La strada è stretta ma asfaltata con qualche pezzo di guardrail nei punti più pericolosi.

  

Mi ritorna in mente quando la parte del passo verso Ponte di Legno non era asfaltata e le protezioni erano un’utopia.

  

C’erano dei tratti dove il fondo era quasi una mulattiera e quando s’incrociava qualche macchina ci si doveva fermare per non correre il rischio di scendere a valle in un salto solo.

  

Un anno, ritornando dal motoraduno dello Stelvio per il Gavia, un centauro a causa della strada disastrata, è caduto. Fortunatamente lui non si è fatto niente ma la moto è ruzzolata giù per il pendio e dopo aver urtato un masso è volata fermandosi tra i rami, a metà di un pino. Questo senz’altro ha evitato un po’ di danni alla moto ma non sappiamo come abbiano fatto a tirarla giù da quella posizione.

  

Dopo mezzoretta da passo siamo a Ponte di Legno.

Non abbiamo voglia di entrare in paese.

  

Così fatta qualche foto e aver salutato gli amici che dormivano in loco, proseguiamo per Vezza d’Oglio dove l’amico Marco aveva trovato un bellissimo residence a un prezzo più che buono.

   

  

Mentre ci diamo una rinfrescatina arriva Mattia.

Com’è andato il viaggio? “Se facevo il sub, mi bagnavo meno. Ho voluto fare il figo e siccome mancavano pochi km quando ha cominciato a piovere, non ho messo l’antipioggia. Solo che non ha piovigginato come prevedevo, ma ha diluviato”.

Messa la tuta di Mattia ad asciugare, bisognava vedere dove andare a cena.

Ci affidiamo a TripAdvisor. Dopo un po’ che cercavamo, ci attirano le recensioni del Ristorante al Ponte.

-“Atmosfera di casa”

È bello ritrovarsi in questo posto dove si respira un’aria proprio casalinga co ottimi piatti preparati con passione e poi il rapporto qualità/prezzo decisamente senza confronti.

-“Cucina casalinga”

Ho mangiato in questo ristorante sabato sera, devo dire che è stata una sorpresa veramente gradevole, cucina casalinga. Ho mangiato degli gnocchi fatti in casa alla zucca. Dire ottimi è dir poco!! La proprietaria è molto simpatica e accogliente. Consiglio a fine pasto l’amaro della casa!! il prezzo così onesto da non crederci. Lo consiglio sia a famiglie che a gruppi di amici.

-“Cordialità estrema”

Posto simpatico. Personale e proprietari simpaticissimi. Cibo ottimo. Prezzi …… da tornarci subito. Cosa dire di più!!! Bravi bravi!!! A presto!!!

E così via tutte le altre recessioni.

Ragazzi che si fa? Proviamo, al limite andrà come andrà.

Telefoniamo. Ci dicono che in sala non c’è posto e se ci va bene possono preparaci un tavolo vicino al bar.

Che ci fa paura questo? Neeeee. Signora prepari il tavolo che arriviamo.

Quattro passi per Vezza e siamo al ristorante.

  

Che dire? Antipasti di affettati e formaggi vari. Casonséi fatti in casa, brasato di cervo con polenta. Dolce, birra, vino, bibite a volontà, totale 14 € a testa lasciando anche qualcosa di mancia. Da non crederci.

  

Sicuramente ci torneremo.  

La domenica mattina ci svegliamo. Guardiamo fuori. Piove. Peccato, fino la sera prima era andato tutto così bene.

  

Fa niente. Facciamo colazione, indossiamo l’antipioggia e partiamo per il Passo del Tonale.

Come ci avviamo, smette di piovere. Non ci facciamo illusioni, sul passo è tutto nero.

Com’è andata? Neanche una goccia di pioggia.

  

Facciamo un po’ di foto sul passo.

  

  

Prima di ripartire per il Lago dei Caprioli, mi vien voglia di levare l’antipioggia. Poi pensando che ci sono meno di venti km per il lago è meglio non rischiare e fare la fine di Mattia.

Scendiamo dal Tonale in direzione Trento fino a Pellizzano.

  

Svoltiamo a destra e dopo aver percosso pochi km arriviamo alla frazione di Fazzon al bellissimo Lago dei Caprioli.

Questa perla è nascosta in mezzo alle montagne. Da Pellizzano per arrivare al lago, facciamo una strada piena di tornanti e curve.

Dopo qualche tornante penso di dove cavolo sto andando. Neanche il tempo di dirla che davanti a noi si apre una piccola piana dove meravigliose baite con rossi gerani e panchine di legno, costeggiano la strada.

  

Percorriamo ancora poche centinaia di metri e davanti a noi appare come in una cartolina, il bellissimo lago.

  

Il Lago dei Caprioli prende il nome dal famoso animale diffuso un po’ su tutte le Alpi che qui trova il suo habitat naturale, dove nelle prime ore del giorno e all’imbrunire scende in branco per abbeverarsi.

  

Viene considerato un lago alpino invece è un bacino artificiale costruito negli anni sessanta a scopo turistico.

Si è talmente integrato con l’ambiente circostante che oggi è meta di migliaia di turisti ogni anno.

  

Sono le undici e ora di salutare gli amici, prendere la nostra “Rossweisse” e partire per rientrare a casa.

  

Riattraversiamo la bellissima piana contornata di baite.

  

Scendiamo la tortuosa strada fino a Pellizzano.

  

Imbocchiamo la SS42 del Tonale e della Mendola in direzione Cles, dove continuiamo per la SS43 della Val di Non fino a Trento.

  

Continuiamo per la Valsugana con l’intenzione di andare alla Birreria Pedavena per mangiare il “Piatto Pedavena” con una buona “Birra del Centenario”.

Al Lago dei Caprioli avevamo levato l’antipioggia e se mentre si scendeva a valle il tempo si era messo al bello, nelle vicinanze di Feltre un bruttissimo temporale avanzava dalla Valbelluna lasciando cadere su Pedavena tutta la sua furia.

Do gas alla mia “Rossweisse” e in poco tempo imbocco la Feltrina lasciando alle spalle il brutto temporale.

Arrivati al ponte di Fener, svoltiamo a sinistra, attraversiamo il Piave e continuiamo fino a Conegliano.

Imbocchiamo la SS13 Pontebbana in direzione Udine. Percorriamo una cinquantina di km e dopo aver passato il ponte sul Tagliamento, finalmente ci fermiamo allo “Spuntino di Campagna”.

Il “Piatto Pedavena” è saltato ma un piatto di “polente e frico” con una buona birra ce lo siamo fatto.

  

Riprendiamo la “Rossweisse”, percorriamo gli ultimi trenta km e verso le sedici siamo a casa.

Che dire? Poco meno di 900 km in giro con la “Rossweisse” per le montagne in due giorni. Rifare passi che l’ultima volta li avevo fatti circa vent’anni fa con una banda di amici unica arrivati da mezza Italia, una sola considerazione, “Fantastico”.

Ciao a tutti.

 

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