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16 agosto 2012
“Un’ultima colazione al “M’ama Cafè”, un ultimo abbraccio a tutti gli amici e anche quest’anno il mitico “incontro” di Petrignano è finito”.
Con queste parole ho finito il racconto del mitico motoraduno di Petrignano. Ora che facciamo? Andy vorrebbe andare in Basilicata al motoraduno di Salandra e siccome ci ha sempre sentito parlare del bellissimo posto di Campo Imperatore, fare un passaggio da quelle parti. Non ci sono problemi si va insieme. Con noi si aggregano Sergio el triestin, Andrea di Milano con la sua poderosa “moto del futuro”, Fabio, Daniela e Cristian toscani doc e il mitico Nicola, alias Donato di Montalbano Jonico.
Un ultimo ciao e si parte. Da Petrignano andiamo a Foligno in superstrada. Continuiamo sulla SS77 in direzione Macerata. Arrivati a Colfiorito, imbocchiamo la SP96 e continuiamo fino a Piave Torina. Svoltiamo a destra sulla SS209 e proseguiamo fino a Visso.
Andrea si ferma a fare benzina mentre noi cominciamo a salire in direzione Castelluccio.
  
Arrivati, facciamo una sosta per il caffè e per attendere Andrea. Passa troppo tempo e cominciamo a preoccuparci. Chiamo Andrea. Mi risponde al terzo tentativo.
  
“Dove sei?”
“Voi dove siete, sto correndo come un matto e ancora non vi ho raggiunto, sono arrivato quasi a Norcia”.
“A Norcia? Che ci fai da quelle parti? Da Visso dovevi salire subito a Castelluccio, non fare il giro per Norcia”.
Morale della favola ci ha raggiunto dopo un’oretta facendo un giro di oltre 65 km anziché fare i 23 km che separano Visso da Castelluccio.
Arrivato, si prende il caffè e ripartiamo.
Da Castelluccio puntiamo verso Forca di Presta.
  
Sulla nostra destra un panorama mozzafiato sulla bellissima Piana Grande, sulla sinistra gli irti prati che portano verso la cima maestosa del Monte Vettore.
  
Passata la Forca di Presta, cominciamo a scendere verso Arquata del Tronto.
  
Arrivati a fondovalle, giriamo a destra sulla SS4 Salaria. Continuiamo per una quindicina di km poi svoltiamo a sinistra sulla SS260 e proseguiamo fino ad Amatrice.
Parcheggiamo le moto fuori il Ristorante “Ma-Tru”.
Mentre entriamo nel locale, mi ritorna in mente una massima locale: “La pecora mite e il bravo maiale, donarono insieme formaggio e guanciale e sbocciò l’amatriciana”. Ci sediamo e vai, prima con rigatoni all’amatriciana bianca, poi con spaghetti all’amatriciana rossa.
  
Dopo il caffè ripartiamo. Continuiamo per la SS557 in direzione del Lago di Campotosto.
  
Superato il lago, proseguiamo fino all’intersecare della SS80 del Gran Sasso.
Prendiamo in direzione di l’Aquila. Continuiamo fino al Passo delle Campanelle, dove svoltiamo a sinistra sulla SP86.
Mentre proseguiamo verso Fonte Cerreto, ci immergiamo in un ambiente naturale unico.
   
Corriamo per km nel nulla, dove il panorama dei monti e dei prati è rotto solo dal rumore delle nostre moto. 
Passata Fonte Cerreto, cominciamo a salire verso Campo Imperatore.
  
La strada sale con un’infinità di curve e controcurve. Lascio andare un po’ la mia “Rossweisse”.
  
Come do gas si accoda e mi supera Andy che con la sua “cavatappi” si diverte a piegare che è un piacere.
Una piccola sosta al bivio e all’arrivo dei “lumaconi”, ripartiamo per Campo Imperatore.
  
  
Meta obbligata per tutti i motocilisti, che passano da quelle parti, Campo Imperatore è una terrazza naturale che si apre da un lato sulla vallata sottostante con un panorama che spazia fino alla città di l’Aquila. Dall’altro lato il panorama spazia dalla maestosa cima del Gran Sasso fino a perdersi lontano sull’altipiano.
  
Oramai si avvicina la sera, dobbiamo fare ancora una ventina di km, perciò riscendiamo a ritroso la strada fino al bivio dove ci si era raggruppati.
  
Svoltiamo a sinistra e immergendosi in sterminati pascoli, dove pecore e cavalli pascolano allo stato brado, continuiamo in quello che è definito “il piccolo Tibet italiano”.
  
Diciotto km di panorami fiabeschi fino al “Ristoro Mucciante”.
  
Una piccola nota, nella zona del Ristoro Mucciante, sono stati girati molti film western all’italiana. Difatti le due capanne che furono costruite per allestire i set, dopo anni di abbandono, furono cedute a pastori-macellai di Castel del Monte. Ristrutturate, furono trasformate in punti di ristoro. Una di queste è gestita dalla famiglia Mucciante.  All'interno della costruzione c'è un negozio che vende arrosticini di agnello, salsicce, pecorino, salumi, birra e qualche vino locale. L'esterno è costellato di tavolacci e panche che fanno da cornice ai numerosi bracieri ardenti a disposizione degli avventori che possono cucinare in proprio le carni acquistate.
Dopo avere montato le tende, …
  
… andiamo al ristoro, acquistiamo un po’ di arrosticini, qualche costata, alcune salcicce, formaggi vari, verdure e impossessati di una griglia diamo il via a una superlativa e originale grigliata.
Per Andy, Fabio, Daniela, Cristian e Donato era la prima volta che venivano sull’altipiano di Campo Imperatore. Continuavano a ripetere che il posto era bellissimo e il contorno di autogrigliare in mezzo al nulla era un’esperienza più unica che rara. Anzi dicevano che bisogna ritornarci.
Ci gustiamo la nostra cena “country” godendoci un bellissimo tramonto sul nostro “Piccolo Tibet”.
Finito di mangiare, decidiamo di fare quattro passi (oltre due km) fino al Rifugio Fonte Vetica.
Dopo il caldo di Petrignano, trovarsi a 1800 mt al fresco, non desideri altro che centellinare un ottimo amaro alla Genziana con gli amici e mandare a fan…. il mondo.
Ritornando alle tende, le flebili luci dei camper parcheggiati vicino al Ristoro Mucciante ci facevano da guida. Mentre entravamo in tenda, non potevamo non dare un ultimo sguardo a quel meraviglioso cielo stellato che si perdeva in lontananza sui bui profili dei monti che ci circondavano.
 
17 agosto 2012
Ci svegliamo con una giornata bellissima.
  
Sergey vuole fare uno scherzo ad Andy che in teoria ancora dormiva, ma come si è avvicinato alla tenda, Andy sbuca dalla tenda con uno scatto e ringhiando come un lupo idrofobo. Sergey fa un balzo gazzellare all’indietro e poco ci manca che gli prenda un infarto. Come dice il saggio: “Chi la fa l’aspetti”.
Tra l’ilarità di tutti, smontiamo le tende e andiamo a fare colazione.
Se ti alzi la mattina e ti trovi al Ristoro Mucciante che è situato in mezzo al nulla dell’altipiano di Campo Imperatore e vuoi fare colazione con un cappuccino e una brioche devi fare una quindicina di km, perciò dopo aver caricato le moto, partiamo per Castel del Monte.
Fatti alcuni km pianeggianti, dopo aver superato il bivio per Farindola, la strada comincia a salire verso il Valico di Capo Serra. Un ultimo sguardo al bellissimo altopiano e scollinato, scendiamo a Castel del Monte.
  
Questo paese, famoso per “La notte delle Streghe”, si trova a circa 1500 mt/slm, nonostante ciò la siccità di questi ultimi mesi ha prosciugato la sorgente che alimenta l’acquedotto. Il barista, cinquantenne, ci dice che lui non si ricorda una cosa del genere. Fortunatamente il paese è rifornito dalle autobotti ma i servizi igienici sono affidati a quelli chimici. Non riesco a immaginare la sera quando per “La notte delle Streghe”, arriveranno migliaia di persone.
Comunque, l’acqua per un cappuccino c’era, la brioche anche e una volta fatta colazione ripartiamo.
Da Castel del Monte andiamo verso Calascio per la SS17bis. Dopo pochi km ci appare il paesino con sopra dalla sua rocca.
  
La Rocca di Calascio, oltre per la sua millenaria storia, e conosciuta per essere stata utilizzata in numerosi film, come “Lady Hawke”, “Il nome della rosa”. L’ultimo girato nel 2010, “The American” con George Clooney che è stato in gran parte girato tra Calascio e Castel del Monte.
Passato il paese, continuiamo per qualche km. Arrivati al terzo tornante, lasciamo la SS17bis e svoltiamo a sinistra in direzione Ofena.  
Fatto qualche km, davanti a noi si apre un bellissimo panorama sul fondovalle con una serpentina di una quindicina di tornanti per arrivarci.
  
Scendiamo i tornanti, passiamo il paesino di Frasca, giriamo a destra sulla SS602, facciamo poco più di un km e imbocchiamo la SS153 in direzione Popoli.
Dopo una ventina di km, arriviamo a Popoli. Imbocchiamo la SS17 e continuiamo in direzione Sud. Passiamo Sulmona, facciamo la bellissima salita …
  
… che da Pettorano all’Altopiano delle Cinque Miglia, una decina di km sull’altopiano …
  
… e arriviamo a Roccaraso.
Scendiamo, sempre per la SS17, fino a Castel di Sangro, dove proseguiamo per Rionero Sannitico.
Poco prima del paese, imbocchiamo la nuova variante della SS17 e dopo una ventina di km siamo a Isernia.
  
Questa nuovo tratto di strada ci evita di fare i stretti tornanti e le innumerevoli curve del Valico del Macerone.
Da Isernia, puntiamo su Benevento. Dopo una cinquantina di km, ci fermiamo nelle vicinanze di Sassinoro per un panino. Poi giù fino a Benevento.
Continuiamo per una settantina di km sulla A16 direzione Bari fino all’uscita di Candela.
Imbocchiamo prima la SS655 in direzione sud, poi continuiamo sulla SS658.
  
Passiamo Melfi, Rionero in Vulture e arriviamo a Potenza.
Giriamo a sinistra sulla SS407, percorriamo una cinquanta km in direzione Metaponto e usciamo all’uscita Salandra-Grottole.
Dieci km, forse meno per le mie ripide scorciatoie, e siamo a Salandra.
Come parcheggiamo le moto, ci viene incontro Vincenzo, presidente del Moto Club Salandra con sua moglie. Saluti e poi tutti ospiti al bar per una fresca birra.
  
  
Nel paese sono in corso i festeggiamenti di San Rocco, con l’ingerenza di Vincenzo il parroco del paese, scende in piazza e benedice le nostre moto.
  
Verso le 20.00 andiamo tutti nella cantina del presidente e, sistemata la tavolata, vai con bruschette, prosciutto, mozzarelline di bufala, e quanto di più poteva offrirci l’amico Vincenzo.
  
  
Verso mezzanotte si ritorna in piazza.
  
Ci facciamo l’ultima birra ascoltando la banda suonare poi tutti a nanna.
 
18 agosto 2012
Sveglia, colazione offerta, poi si parte per una visita guidata a Matera.
Scendiamo fino a Salandra Scalo, dove imbocchiamo la SS407 in direzione Metaponto.
  
Fatto una quindicina di km, abbandoniamo la SS407 per la SS7.
  
Un’altra trentina di km immersi nella Murgia Materana e siamo a Matera.
 
“Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà”.
Così descriveva Matera Carlo Levi.
Parcheggiamo le moto in Piazza San Pietro. Il panorama sulla città vecchia è unico. Matera è stata definita unica al mondo per la sua configurazione e i suoi paesaggi così contrastanti fra loro.
  
La città delle caverne, delle case contadine scavate nella roccia che ricorda l’antica Gerusalemme o la Cappadocia.
  
Andiamo a visitare i “Sassi” dove gli antichi abitanti di Matera costruivano o è meglio dire, scavavano le loro case nella roccia calcarea lungo il pendio del vallone chiamato Gravina.
  
Questo modello abitativo ha retto per secoli fino a quando nel ventesimo secolo si rilevò inadeguato alle nuove esigenze igieniche.
  
Perciò, negli anni cinquanta, i materani abbandonarono i “Sassi” per andare ad abitare nei nuovi quartieri realizzati a seguito della Legge De Gasperi. Nel frattempo i “Sassi” sono stati riconosciuti “Patrimonio Mondiale dell’Unesco”.
Merita una visita alla “Casa Grotta” tipicamente arredata con mobili e attrezzi d’epoca.
  
Sempre Carlo Levi descriveva la vita contadina nelle case dei “Sassi”, con queste parole: “Sono grotte scavate nella parete di argilla indurita del burrone … dentro quei buchi neri, delle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta l’abitazione e dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone”.
Verso mezzogiorno, dopo esserci rinfrescati con un po’ di granite, …
  
… riprendiamo la strada per rientrare a Salandra.
Percorriamo la strada a ritroso fino a Salandra Scalo, poi invece di uscire dalla SS407 continuiamo per qualche km fino al Ristorante “La Salitella”.
Qui gli amici del Moto Club Salandra ci hanno portato a pranzo a un prezzo convenzionato di 12 €. Veramente bravi.
Finito il pranzo, saliamo tutti insieme a Salandra.
Arriviamo proprio mentre era in corso la processione in onore di San Rocco patrono del paese.
  
Un lungo corteo di fedeli sfilava per le vie del paese. In testa dei cavalieri con il mantello dedicato al Santo, seguiti dalla banda e dopo dai carabinieri in alta uniforme che scortavano la statua di San Rocco portata a spalla dai fedeli.
  
  
Il tutto sovrastato da bellissime luminarie. Al rientro del Santo in chiesa il cielo è stato illuminato da una serie di fuochi d’artificio.
  
Non so da quanto tempo non assistevo a una processione religiosa, penso che al mio paese non ne facciano da diverso tempo. Peccato che si siano perse queste tradizioni che oltre ad un significato religioso sono un modo per socializzare con i propri paesani.
Un aperitivo al bar poi tutti di nuovo alla cantina del Presidente per la cena.
Finita la cena, ci sediamo fuori il bar a prendere il fresco aspettando, …
  
… su consiglio di Vincenzo, mezzanotte per vedere i fuochi artificiali che chiudevano la festa patronale.
Arriva mezzanotte, arriva mezzanotte e mezza, alla richiesta del perché non cominciavano i fuochi, Vincenzo, in dialetto stretto potentino ci dice “Da noi mezzanotte è l’una passata”.
Morale, i fuochi, bellissimi, …
  
  
… sono incominciati quasi all’una e trenta.
 
19 agosto 2012
Fatta colazione al bar, offerta per l’ennesima volta, passiamo la mattinata al motoraduno.
  
  
  
Dopo il saluto delle autorità e la premiazione dei soci meritevoli del Moto Club Salandra, tra questi anche il mitico e amico Donato, …
  
… andiamo tutti al Ristorante “La Salitella” dove il moto club ha offerto il pranzo a tutti gli iscritti.
  
  
Durante il pranzo sono state fatte le premiazioni e com’era prevedibile, il nostro gruppo si è portato a casa un bel po’ di trofei.
Finito il pranzo, partiamo per andare a visitare il “Parco delle Piccole Dolomiti Lucane”.
Facciamo circa 25 km sulla SS407 in direzione Potenza. Arrivati nelle vicinanze di Campomaggiore, lasciamo la statale e giriamo a sinistra sulla SP13.
  
Percorriamo una quindicina di km su una bellissima strada di montagna con un panorama unico sulle Dolomiti Lucane fino ad arrivare nel caratteristico paesino di Pietrapertosa.
  
  
Le Dolomiti Lucane rappresentano un’interessante formazione geologica.
  
Per composizione e collocazione non hanno, se non nella forma, nulla a che vedere con le Dolomiti delle Alpi Orientali Italiane.
  
Si tratta, infatti, di rilievi formati da arenarie compattate, ricche di quarzo, che assumono forme pittoresche e bizzarre, a causa dell'erosione atmosferica.
Il ritmo incessante delle stagioni ha conferito alla loro maestosità una forma insolita che nei secoli ha ispirato la fantasia popolare.
  
Le guglie di arenaria quarzata che compongono la catena sono diventate così, l’immagine dello stretto legame tra l’uomo e l’ambiente che caratterizza questi luoghi. Queste guglie hanno vari nomi come “la Pietra del Corvo", "il Becco della Civetta", la Bocca del Leone", solo per citarne alcuni.
  
Al di sopra delle Dolomiti Lucane, un cavo d’acciaio sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa permette di vivere un’emozione unica, il “Volo dell’Angelo”.
  
Legati in tutta sicurezza a un cavo d’acciaio, si può provare l’ebbrezza del volo lasciandosi scivolare in un'unica e fantastica avventura sorvolando un bellissimo paesaggio appesi nel vuoto percorrendo i 1452 mt. del cavo, toccando una velocità di 120 km/h.
Arrivati nel bellissimo borgo, dopo aver parcheggiato le moto, passeggiando tra le caratteristiche case incastonate tra le rocce, …
  
… arriviamo alla stazione di partenza del “Volo dell’Angelo”.
  
Cavolo, emozionante vedere partire le persone che volando possono godere di un panorama che è privilegio solo degli uccelli e degli “angeli”.
  
Perché non provare? Magari. Bisogna prenotarsi via internet mesi prima per poter effettuare il volo.
Non ci resta che ammirare la partenza dei fortunati e prendere in giro quelli che al via hanno un po’ di paura di spiccare il volo nel vuoto.
Verso le 18.00, riprendiamo le moto e percorrendo la strada a ritroso, …
  
  
… rientriamo a Salandra.
Quattro passi per le bancarelle del mercatino. Una birra, qualche stuzzichino, la partita in tv e visto che il giorno dopo si parte per il rientro, andiamo a dormire abbastanza presto.
 
20 agosto 2012
L’idea è di partire presto per approfittare del fresco mattutino.
Verso le sei e trenta, dopo aver salutato Andrea e Sergio che rimangono ancora un po’ in zona ospiti dei parenti di Andy a Pomarico, partiamo.
Da Salandra scendiamo nella Valle del Basento. Ci fermiamo a fare colazione a Salandra Scalo.
Primo inghippo. Fatta colazione, Andrea ed io, imbocchiamo la SS407 direzione Potenza. Fabio, Cristian, Daniela e il resto della truppa, prendono in direzione Metaponto.
Sosta forzata di una buona mezzora. Riunito il gruppo, si riparte.
  
Proseguiamo per la SS407 fino poco prima di Potenza, dove imbocchiamo la SS7 direzione nord.
Passiamo Rionero in Volture, Melfi, e Candela.
  
Dopo aver percorso un centinaio di km arriviamo a Foggia.
Sosta rifornimento, caffè e si riparte in direzione nord.
Arrivati nelle vicinanze di Termoli, secondo inghippo. Andrea che era in testa, per una svista anziché continuare per la SS16 Adriatica, gira direzione Campobasso.
Un’altra sosta forzata per riunirci, poi ripartiamo in direzione nord.
Arrivati nelle vicinanze di Vasto, lasciamo la SS16 per la SS650 e continuiamo verso Isernia.
Arrivati nella cittadina molisana, continuiamo sulla SS7 direzione nord.
Passiamo Castel di Sangro, Roccaraso, l’Altopiano delle Cinque Miglia e ...
 
... scendiamo i tornanti che da Rocca Pia portano a Pettorano sul Gizio e arriviamo a Sulmona.
Facciamo una sosta rifornimento e panino poi ripartiamo.
Anche se teoricamente siamo circondati dalle montagne, il caldo comincia a farsi sentire.
Da Sulmona puntiamo su Popoli. Saliamo i tornanti, dove si svolge la storica corsa in salita denominata “Svolte di Popoli” che quest’anno ha festeggiato la 50esima edizione e proseguiamo fino a l’Aquila.
  
Passata l’incasinata città, proseguiamo in direzione Antrodoco.
Terzo inghippo. Cristian gli prende un colpo di sonno. Fabio che lo seguiva si accorge e fortunatamente lo ferma prima che succedesse l’irreparabile.
Dopo una mezzoretta, ripresi dallo spavento, ripartiamo.
Passata Antrodoco, continuiamo per la SS4 Salaria in direzione Terni.
Dopo Rieti il quarto inghippo. A causa degli interminabili lavori della nuova strada, ci fanno fare una deviazione di una ventina di km su strade strette e piene di curve.
Arrivati a Terni, decidiamo di proseguire in direzione Spoleto, dove finalmente si avrebbe continuato in superstrada.
Percorriamo una trentina di km sulla vecchia SS3 Flaminia circondati da ettari ed ettari di bosco ridotti in cenere dagli incendi che hanno devastato la zona.
Poco dopo il piccolo Valico della Somma, in lontananza vediamo una nube nera che ci ha fatto sperare in un bel temporale rinfrescante.
La temperatura è sopra i 40°. Fatta la galleria di Spoleto, scopriamo l’origine della nube non era un temporale ma una montagna che stava bruciando.
  
Con quella temperatura, il fumo e la fuliggine portata dal vento, viaggiare in moto stava diventando un tormento.
Apro il gas per uscire da quella situazione.
  
Subito dopo Trevi vedo un autogrill e sperando che gli amici mi vedano entrare, mi fermo.
Una red bull, una bottiglia di acqua e si comincia a ragionare. Fortunatamente gli amici che mi seguivano, anche se all’ultimo minuto, hanno visto la moto e si sono fermati.
Prima di ripartire, Fabio, Daniela e Cristian ci offrono di fermarci a dormire da loro nel Casentino per poi proseguire la mattina dopo con il fresco.
Anche se sono le sedici passate e abbiamo sulle spalle oltre 650 km di strada normale, la voglia di rientrare è grande. D'altronde mancano ancora “solo” 450 km per arrivare nella nostra casa di montagna in quel di Milies dove ci sta aspettando la nostra nipotina Giada.
Dopo averli ringraziati per la loro offerta di ospitalità e salutati con un grande abbraccio, ripartiamo.
Arrivati a Perugia, un ultimo cenno di saluto ai Casentinesi e con Andrea imbocchiamo la E45 direzione Cesena.
  
Dopo aver fatto il Verghereto, una sosta all’autogrill di Mercato Saraceno, verso le 20.30 arriviamo a Ravenna.
Visto che siamo in agosto, decidiamo di non fare la Romea per evitare il caos dei lidi e proseguiamo per la via interna delle Valli di Comacchio.
Da Ravenna andiamo ad Alfonsine, dove giriamo in direzione Anita. Quando costeggiamo le Valli di Comacchio percorrendo l’Argine Agosta è ormai buio pesto e visto la zona umida, una miriade di insetti si schiantano su di noi attirati dai nostri fari.
Passati Codigoro e Ariano Polesine, verso le ventuno e trenta arriviamo ad Adria.
Una piccola sosta per salutare l’amico Andrea che prende per Monselice e proseguiamo prima per Cavarzere poi per Mestre. Poco prima di arrivarci, giriamo a sinistra in direzione Mira. Continuiamo per Mirano, Noale, Istrana, Montebelluna, Fener, Segusino e verso le ventitré arriviamo a Milies.
Una giornata di fuoco. Dopo 1100 km di strada normale con una temperatura sopra i 40°, Ornella mi dice: “Ma quando metti un po’ di giudizio?” Se avessi un po’ di giudizio, non sarei io e non riuscirei a vivere la moto con un senso di avventura. Siamo partiti il 3 agosto e ritornati il 20 dopo aver percorso l’Italia in lungo e in largo per più di 4500 km ma quel che conta di più aver trascorso una ventina di giorni con tanti amici. 
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