Qualcuno mi ha detto: “Ora che sei diventato nonno girerai molto meno in moto”.
Ma chi l’ha detto. Da nonno, oltre ai giri del fine settimana, ho cominciato a fare dei bellissimi giri infrasettimanali.
Dopo il piacevole giro sul Mangart e dintorni fatto una decina di giorni fa, oggi, anche grazie al tempo che quest’anno continua a essere estivo, parto per un nuovo giro nelle montagne della vicina Slovenia.
Parto da casa verso le otto e trenta. Il cielo è limpidissimo e la temperatura è ottima. Per strade secondarie ai piedi delle colline de Sclavanie (della Slavia Veneta), arrivo a Cividale del Friuli.
In questo tratto, immerso nelle vigne, mi accompagna il profumo della vendemmia e dai tini colmi di mosto.
Arrivato a Cividale, comincio ad addentrarmi nelle Valli del Natisone.
In queste valli, Nediške doline in sloveno, il paesaggio predominante è il verde della vegetazione spontanea e degli alberi da frutta, soprattutto castagni che, con tonalità pittoresche, sta lasciando il posto agli affascinanti colori autunnali.
A Ponte San Quirino mi tengo sulla sinistra. Passato San Pietro al Natisone e Pulfero, entro in Slovenia per il valico di Stupizza.
Proseguo per la 102. Passato il paesino di Robič, arrivo a Kobarid (Caporetto).
Fatto rifornimento (€ 1.287 litro), imbocco la 203 in direzione nord e comincio a salire la Valle dell’Isonzo.
Dopo Caporetto, la valle si apre attraverso pittoresche forre create dalla vivacità e vigore del fiume, il tutto dominato dal poderoso Monte Nero.
Passo Žaga, Bovec e ...
... questa volta lasciando sulla sinistra la strada per il Passo del Predil, comincio a salire la Val Trenta.
La strada corre lungo l’Isonzo (Soča in sloveno). Il fiume scorre ora in tratti larghi, ora in strette forre incastrate nella viva roccia.
La più pittoresca si trova nelle vicinanze di Soča. Si protrae per oltre 750 mt. con una profondità che varia dai 10 ai 15 mt.
Questa forra è attraversata da un emozionante ponte sospeso sulle cosiddette “Pignatte del Diavolo”. Purtroppo a causa delle scarse precipitazioni non c’è molta acqua, questo fa perdere un po’ della loro particolarità.
Da questi ponti sospesi, ce ne sono diversi su tutta la Val Trenta, si può ammirare i tanti temerari che praticano il rafting o il kayak nelle turbolenti acque del fiume.
Arrivato a Trenta na Logu mi trovo il primo tornante del Preval Vršič (Passo di Moistrocca). Mi colpisce il 50 che troneggia su un segnale blu, è il numero del tornante. In parole povere mi aspettano cinquanta tornanti per fare il passo.
Coraggio, do gas alla mia Rossweisse e continuo.
Al secondo tornante vedo le indicazioni sulla sinistra per le sorgenti dell’Isonzo.
Imbocco la strada e dopo pochi km, arrivo sul piazzale sotto la sorgente.
C’è da fare un tratto a piedi. Rinuncio. Preferisco farmi un po’ di sterrato verso il fondovalle dello Jalovec.
Purtroppo dopo un po’ di km una sbarra mi obbliga a ritornare sui miei passi.
Riprendo a salire il Vršič. A ogni curva e tornante mi si apre davanti un panorama unico.
Non so come, forse troppo preso dal panorama, salto il monumento a Julius Kugy che guardingo scruta il Triglav (Tricorno) e tutte le cime che circondano la Val Trenta.
Queste due foto le ho recuperate in archivio.
Julius Kugy era uno dei massimi estimatori delle Alpi Giulie. Con l'assistenza di guide locali, salì per primo su numerose cime delle Giulie, aprendo molte vie nuove, tanto che gli fu attribuito l’appellativo di “Scopritore delle Alpi Giulie”.
Tornante 49, tornante 48, tornante 47, ..... tornante 40, ….. tornante 35, ….. tornante 29, … finalmente arrivo ai 1.611 mt/slm del Vršič.
Dal passo si gode uno splendido panorama dominato dal Triglav che si erge, con le sue alte cime, sopra verdi pianori e folte foreste di faggi e abeti.
Sul Vršič, tra la prima e la seconda guerra mondiale, passava il confine tra l’Italia e l’ex Jugoslavia, oggi Slovenia.
Dopo una sosta per ristorarmi dei bei panorami, faccio qualche foto e riparto.
Percorso poche centinaia di metri, trovo il primo tornante. Niente di particolare tranne che il fondo è in pavé come tutti i 24 che mancano per scendere dal passo. Fortunatamente oggi non piove.
Dopo il tornante, mi fermo a fare delle foto a un piccolo cimitero russo della prima guerra mondiale. Guardando quelle piccole croci di ferro arrugginite, il mio pensiero va a quei poveri cristi morti a migliaia di km da casa forse senza sapere il perché.
Riparto. Fatti alcuni tornanti, mi rifermo a fotografare la parete nord del Triglav che nella sua maestosità su un angolino nascosto lascia intravedere un foro dalla forma di un cuore rovesciato.
Riparto di nuovo. Tornante 18, tornante 17, tornante 16, ..... tornante 10, ….. tornante 8.
Faccio una nuova sosta per fotografare una suggestiva “Chiesetta Russa” seminascosta nel bosco.
Questa chiesetta ricorda 300 prigionieri di guerra russi morti nel 1916 sotto una valanga mentre lavoravano per migliorare la strada che porta sul passo.
Riprendo la strada. Tornante 7, tornante 6, …. tornante 1.
Il passo è finito. Posso dire che è molto bello, carico di storia con e con una natura incontaminata.
Continuo per pochi km e arrivo a Kranjska Gora.
Questa località è la più importante tra le numerose stazioni slovene di sport invernali. Ogni anno viene disputata una gara della Coppa del Mondo di sci.
Da Kranjska Gora, continuo per la valle della Sava in direzione Jesenice.
Passata la cittadina, continuo fino a Lesce. Poco prima del paese, giro a destra e proseguo verso Bled.
Bled si affaccia sul suo omonimo lago che in un colore vede turchino, riflette l’imponente castello che si erge maestoso su uno spuntone roccioso.
Questo castello era la residenza estiva del Maresciallo Tito.
Josip Broz, noto alla storia come il Maresciallo Tito, nel 1941 si mise alla testa dell’insurrezione popolare contro l’occupazione italo-tedesca. Durante la guerra partigiana, dimostrò grandi doti di capo militare. Alla fine del conflitto divenne, fino alla sua morte avvenuta nel 1980, il leader indiscusso della neonata Repubblica Federale Jugoslava.
Da una parte il suo governo fu spesso criticato per i suoi metodi autoritari, dall'altra Tito era una figura popolare sia in Jugoslavia sia all'estero, simbolo dell'unione tra le nazioni jugoslave. Ancora oggi è una figura controversa, specialmente nell’area balcanica.
Al centro del lago si trova l’Isola di Bled con la sua suggestiva chiesetta che si può raggiungere con le romantiche “pletna” (tradizionali barche del lago).
Riprendo la mia Rossweisse e riparto in direzione di Ribčev Laz.
Come arrivo, mi trovo davanti il Lago di Bohinj.
Questo lago non è soltanto il più grande lago della Slovenia, ma è anche uno dei più belli.
Dal suo pittoresco paesino, il lago s’inoltra, in una valle incontaminata, nel cuore delle alte montagne del Parco Nazionale del Triglav.
Faccio qualche km sulle sue sponde, qualche foto e riparto.
Dal lago rifaccio la strada a ritroso fino a Bohinj Bistrica. Continuo in direzione Škofja Loka per una decina di km.
Lascio sulla sinistra la strada per Škofja Loka e giro a destra in direzione Soriška Planina.
Scollinato, scendo fino al bivio poco prima di Zgornja Sorica.
Mi tengo sulla destra in direzione Petrovo Brdo.
Passo Podbrdo, Koritnica ed esco dalla valle del Bača a Most na Soči.
Giro a destra e costeggiando il lago formato dalle acque dell’Isonzo che conserva ancora il colore unico del suo fiume, arrivo a Tolmino.
Sosta rifornimento e riparto.
Non ancora stanco di montagne, arrivato al bivio per il Passo Solarie (Solarji in sloveno), giro a sinistra e salgo verso il Kolovrat.
La strada della cresta del Kolovrat ha un panorama unico che sovrasta di circa 1.000 mt. la Valle dell’Isonzo.
Sul versante Italiano, la vista spazia al di là delle Valli del Natisone fino alla pianura friulana.
La dorsale del Kolovrat è un museo aperto della Prima Guerra Mondiale.
Qui l’esercito italiano costruì la terza linea di difesa sull’Isonzo chiamata “ Linea d’Armata”.
Nella dodicesima battaglia dell’Isonzo, la linea cedette sotto la potente spinta delle forze austro-ungariche, dando così inizio alla “Disfatta di Caporetto”.
I soldati italiani, dopo i primi giorni di sbandamento, si riorganizzarono abbastanza velocemente e fermarono le truppe austro-ungariche nella cosiddetta Linea del Piave.
Percorsi i circa 5 km della dorsale, scendo al paesino di Livek e giro a sinistra in direzione Italija.
Passo il confine a Polava. Continuo fino a Cepletischis e ….. strada per Savogna chiusa.
La deviazione che mi porta verso il Monte Matajur.
Arrivato in località Masseris, potevo scendere, ma visto che mancavano pochi km al Matajur decido di salire fino al Rifugio Pellizzo.
Parcheggio la moto su uno spiazzo. Mi siedo sul crinale, ammiro il bellissimo panorama, mi mangio due Kaminwurzen (salamini affumicati altoatesini) e penso al bellissimo giro che ho fatto.
Un momento, fatto sì ma ancora da finire.
Sono oramai le sedici e trenta, è l’ora di prendere la via di casa.
Ritorno indietro fino a Masseris. Giro a destra e comincio a scendere verso Savogna.
La strada non è stretta, è molto stretta. Pendenze del 15/20%, tornanti a gomito e fondo abbastanza sporco.
Passati Dus e Ieronizza (paesini che anche se sono friulano non avevo mai sentito), finalmente arrivo a Savogna.
La strada per Cividale mi sembra una superstrada a confronto da quella intrapresa per scendere dal Matajur.
Passato Cividale, faccio una ventina di km e arrivo a casa.
Come disse un saggio: ”Il viaggio non finisce mai ….. continua nei tuoi ricordi”.
Certamente questo bellissimo giro di oltre 330 km per le Alpi Giulie, la Slovenia e la Sclavanie, continuerà a viaggiare per molto tempo nei miei ricordi.